giovedì 15 dicembre 2011

Etichette queste sconosciute...


Oggi post salutistico: si parla di alimentazione!
Posso  decisamente definirmi una buona forchetta, amo il cibo e la fantasia ad esso connessa.

Ho avuto la fortuna di avere due genitori estremamente capaci in cucina che mi hanno trasmesso il gusto della scelta delle materie prime, il divertimento nel  prepararle e il piacere di assaporarne l’insieme con il giusto distacco per cercare sempre di migliorare la ricetta.

Non per niente mio marito mi prende in giro perché nello sperimentare una nuova preparazione solitamente non mi attengo mai alla ricetta originale ma vario sempre qualcosa, a differenza di lui che è proprio maschio in questo e segue diligentemente le istruzioni.
Come scegliere dunque gli ingredienti migliori, a prescindere dal piatto che vogliamo preparare?

La chiave, se ci dedichiamo alla spesa di alimenti confezionati costituiti da più materie prime, sta nel leggere le etichette: devono essere chiare e fornire indicazioni precise sugli ingredienti contenuti.
Sono indicati in percentuale di quantità decrescente, quindi dal più presente al meno.
Quindi occhio alle prime parole della lista. Inoltre è importante controllare sempre la data di scadenza del prodotto, che deve essere - sempre - presente.

Esistono indicazioni ben precise sui dati da riportare in etichetta e da quelle non si può prescindere, ma spesso il consumatore non ne è a conoscenza e quindi non si accorge dell’importanza delle eventuali omissioni.
Per non annoiarvi, parto da uno spunto, legato all’alimentazione dunque: avete mai fatto caso alla dicitura “grassi idrogenati”?
In effetti da un po’ di tempo si nota sulle confezioni, la dicitura “senza grassi idrogenati”. Quindi è ovvio immaginare che, ove non diversamente indicato, siano presenti!

Ma sappiamo realmente cosa sono?
Io non ci avevo mai riflettuto e mi ci sono casualmente imbattuta, recuperando queste informazioni.

I grassi trans si formano in seguito ad un processo chiamato idrogenazione, un processo utilizzato per trasformare chimicamente gli oli dallo stato liquido a quello solido o semisolido (es. le margarine). A che scopo tutto ciò? Per ottenere un prodotto finale che si conserva più a lungo.

Questo trattamento purtroppo ha anche l'effetto collaterale di variare la struttura dei legami chimici della molecola da cis a trans (i chimici organici che leggono sorrideranno!).
Questa variazione permette di ottenere quindi molecole che permettono una conservazione dei prodotti più lunga (shelf life) ad un costo meno elevato, e quindi maggiormente appetibile dall’industria alimentare.

Ma, c’è un ma: a livello di salute pare che questo tipo di grassi abbiano alcune conseguenze, agendo a livello cardiovascolare ed enzimatico con effetti tipo:

  1. Aumento del rischio di malattie del cuore
  2. Basso peso dei bambini alla nascita
  3. Aumento della produzione di radicali liberi
  4. Aumento dei livelli di insulina in risposta a un carico glicemico
  5. Possibile diminuzione del livello di testosterone
  6. Abbattimento del colesterolo "buono" (frazione HDL) e innalzamento di quello “cattivo” (LDL).
  7. Alterazione della permeabilità e della fluidità delle membrane cellulari
  8. E altre piacevolezze…

 Il bello è che si trovano in molti alimenti: nei prodotti da forno, nei cereali della prima colazione, nei gelati, nelle panne vegetali e nelle margarine…

Ora: la maggior parte di noi non è un medico, ma si intuisce che proprio bene-bene queste sostanze al nostro organismo non fanno.
Soffermarsi un minuto a leggere l’etichetta di quello che stiamo per piazzare nel carrello della spesa - sempre nella filosofia del rallentare  - può effettivamente rappresentare un gesto di accortezza e di amore per la nostra salute.

Certo non sempre è possibile, la fretta ormai è la nostra migliore amica. Ma piano piano possiamo riuscire a ritagliarci questo minuto che alla fine, è solo per noi (o per i nostri cari).
Partiamo da un piccolo gesto per riflettere su quello che tutti i giorni diventa il nostro cibo.

E vogliamoci bene! :)

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