venerdì 18 novembre 2011

S.O.S. Pane


In queste ultime settimane di lavoro (eh sì, alla fine ho fatto il passo e mi sono sganciata! Martedì ho dato le dimissioni!) ho incontrato con una frequenza inusuale la categoria dei panettieri.
Un mestiere che mi ha sempre affascinato e incuriosito, tanto che nel lontano 2006 appena rientrata dagli Stati Uniti avevo provato a rispondere ad un annuncio di lavoro di un panificio, speranzosa di essere assunta.
Mi sentii rispondere che ci si doveva svegliare presto.
E allora.
Volevano uno giovane.
Ah. (Io avevo 26 anni). G.i.o.v.a.n.e.??!
Ma sto divagando.
Pare che di questi tempi il mestiere del fornaio stia diventando sempre più difficile.
Qui vicino a casa, nel giro di 6 mesi hanno chiuso almeno 3 panifici nel raggio di un chilometro.
E anche quelli in cui sono stata per lavoro non prevedono prospettive decennali.
Soprattutto perchè, pare, gli eredi non vogliono raccogliere il mestiere dei padri e, soprattutto, il pane non è più considerato un alimento indispensabile sulla tavola delle famiglie o anche se lo è, viene acquistato precotto, nei centri commerciali.
In effetti, noi giovani in primis, di pane ne mangiamo gran poco. Si va di panificati, grissini, crostini, che si conservano di più, e si conciliano con i ritmi frenetici di oggi.
Però, quando c'è l'occasione, niente è più bello che addentare la crosta croccante e affondare i denti nella mollica soffice e gustosa. E che dire del pane di zucca, o di quello con le noci, o con le olive?
Mette un po' di tristezza pensare che, tra qualche anno, il pane sarà una di quelle cose che racconti premettendo la frase: "Sai, ai miei tempi..."
Ricordo quando ero piccola e tornavo a casa con mia mamma dopo il lavoro, ci fermavamo sempre a prendere "i panini della sera" in un panificio lungo la strada. E niente era più bello che staccare di nascosto un pezzo di pane caldo appena sfornato. Con quel profumo che riempiva l'abitacolo dell'auto e faceva venire l'acquolina in bocca.
Mi è capitato di recente, di provare nuovamente quell'emozione: all'inizio di novembre, a Trapani, in occasione di una minivacanza in barca a vela alle Egadi. Abbiamo scovato un panificio camminando per le vie della città - tra i 1000 che ci sono giù in Sicilia dove evidentemente non c'è la crisi del pane che emerge qui al Nord - che aveva sfornato il pane della sera. E sono tornata indietro di 20 anni.

Quindi, fioretto del mese: da dicembre comprare il pane più spesso, indugiando nella scelta, deliziando gli occhi e sorbendo il profumo. Una goccia nel mare dei cambiamenti, ma le buone azioni sono contagiose. Chissà di non riuscire a svoltare la via del declino :) !
E voi, che ne pensate?
E soprattutto, avete qualche buon suggerimento per gli acquisti?

3 commenti:

Cassiel ha detto...

Di pane ne mangiamo poco? Io divoro pane alla zucca, alle olive, coi semi di papavero (o altro) sopra, ecc.

Francesca qualche volta prendeva alcune farine fatte apposta per la panificazione e facevamo il pane in casa. Poi ci si è rotta la macchina ma provvederemo a ripararla. Inoltre il pane fatto in casa profuma l'ambiente e rende la casa più casa.

Nova ha detto...

Sono d'accordo! Una cosa che mi piace tantissimo è fare il pane in casa. Soprattutto lavorarlo a mano, aspettare che lieviti e tornare ad affondare le mani nell'impasto morbido! Un piacere che mi nego da troppo! Grazie per avermelo ricordato :) avete una buona ricetta per il pane di zucca?

ChiaraEAnnina ha detto...

quando ci vediamo (quando?) ti porto un po' di pasta madre :)

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