lunedì 21 novembre 2011

Educare al rispetto

Mentre scrivo questo post ho tra le braccia mio figlio, che ha compiuto 1 anno agli inizi di novembre. Lo guardo e mi interrogo sul suo futuro.
Mi chiedo se sarò in grado di trasmettergli un messaggio fondamentale che sta alla base del vivere civile e che, a mio avviso, si sta lentamente perdendo.
Il rispetto.
Per se stessi, per ciò che ci circonda. A partire dagli esseri umani per arrivare alle piante, agli animali. Fino alle immobili pareti della casa che ci ospita.

Quante volte ci si scontra con fenomeni di disagio che coinvolgono spirito e corpo e partono semplicemente da una mancanza di rispetto, in prima battuta, per noi stessi.
Volersi bene e volere bene a ciò che ci sta vicino è qualcosa che non viene più insegnato: i genitori delegano la scuola, la scuola delega i genitori. Nessuno ha tempo di fermrsi su un aspetto educativo fondamentale. Tutti dobbiamo correre e correre. E correre.

E così, ci bruciamo il futuro.
Sorvolando di insegnare il valore del tempo, di trasmettere la bellezza dell'attesa. Che significa: non fermarsi ad osservare.
Osservare, per esempio, il mutare di una nuvola.
Ascoltare, in silenzio, il fruscio del vento.
Assaporare ad occhi chiusi, per un lungo, lunghissimo minuto, il calore del sole sul viso.
Pochi istanti, sparsi qua e là, che basterebbero per ri-scoprire la bellezza che abbiamo sotto gli occhi e che spesso non vediamo. E che di conseguenza calpestiamo, sporchiamo, ignoriamo.
E non guardando, non amiamo.
E non amando, non rispettiamo.

Riappropriamoci del nostro tempo, rubando secondi alla fretta che non ne ha bisogno.
Diventiamo ladri della nostra vita.
E impariamo ad amare noi stessi. E a rispettarci, rispettando gli altri.
Insegnando, a chi sta imparando a vivere, la bellezza e la gioia di volersi bene.

0 commenti:

Posta un commento