venerdì 3 febbraio 2012

Mi piace pensarla così

Iniziare a lavorare in una nuova azienda è un po' come iniziare una nuova storia d'amore.
Mi piace pensarla così.

All'inizio della carriera lavorativa tasti timorosamente il terreno ed è come dare il primo bacio.
Può piacerti e ne serberai sempre il ricordo: il primo stipendio, la libertà conquistata come la dolcezza delle labbra tanto anelate.

Poi l'equilibrio si incrina, l'infatuazione passa, l'esperienza e la sicurezza in te stesso ti fanno capire che in quel rapporto c'è qualcosa che non ti rispecchia.
E con la leggerezza, l'incoscenza e l'audacia della gioventù magari lasci senza rimpianti.

Oppure può succedere che capiti proprio a te, innamorato fino al collo, di essere piantato. [Solitamente si tratta di contratti a progetto.] Pieni di speranze, pieni di illusioni, si rimane lì.
Allora o lo affronti con flessibilità (la parola più amata degli ultimi anni) o piangi calde lacrime di disperazione.

Passa il tempo e la maturità avanza.
La vita un po' colpisce e un po' scolpisce, modellando le volontà e guidando i compromessi.
Crescono in compenso le certezze di cosa può veramente realizzarti.
Esattamente come accade quando incroci uno sguardo e senti un brividino.
Quel brividino scatenato da quello sguardo.
E hai un presentimento. Che sia la volta buona.

Il primo presentimento lo ebbi quasi sei anni fa.
E oggi sono felicemente sposata.

In questi giorni mi sta capitando di nuovo.
Quella leggerezza d'animo dell'essere innamorata. Ma professionalmente.
Quella fuligginosa consapevolezza, che vuole rimanere tale per non tradire aspettative altrimenti dolorose, ma che dona carica, energia, emozione.

Mi sento proprio così: felicemente innamorata.
Di mio marito, of course.
E del mio - nuovo - lavoro.

Lasciamo al tempo l'arduo compito di decidere se sarà.
E alla fine dell'anno vedremo se questo sentimento, così inaspettato, sarà corrisposto...

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