mercoledì 22 febbraio 2012

Verso l'autonomia!


Con sommo piacere mi diletto oggi nel raccontare un grande conquista da genitori che ci ha coinvolto di recente. Che in effetti meriterebbe di essere segnalata anche qui.
Il nostro piccolo nanetto Riccardo da sabato sera scorso dorme nel suo letto "da grande".
Visto che da un po' di tempo [leggi: mesi] il lettino nella sua stanza era diventato un incubo da cui fuggire con urla lancinanti, avevamo optato per la soluzione lettino gonfiabile ai piedi del nostro letto.
Sicuramente meglio che tenerlo nel lettone con noi, che limitava il sonno di tutti e 3, tra ginocchiate in pancia e piedate in testa!

giovedì 16 febbraio 2012

Vivo e lascio vivere

Sono stanca.
Vuoi per la febbre e il raffreddore che mi attanagliano.
Vuoi per il fatto che sono mesi che non dormo 8 ore di fila.
Vuoi per il fatto che ultimamente incrocio sempre più spesso persone che invece di condividere, fanno di tutto per rendersi antipatiche e competitive.
Devo ammetterlo, una cosa tipicamente femminile. Che non mi piace affatto.
E il fatto di essere donna, non è a mio favore.

domenica 12 febbraio 2012

Ciambella di farro allo yogurt di capra

E' da circa dieci giorni che stiamo sperimentando latti alternativi a quello di mucca, un po' per gioco un po' per curiosità: latte di riso, di avena e latte di capra.
Rispolverata la yogurtiera GIRMI, la settimana scorsa ho prodotto con il latte Amalattea ben 7 vasetti di yogurt di capra bianco.
Appurato che piace più alla mamma che al nanetto (probabilmente perchè io lo mangio volentieri bianco e al piccolo piace più "fruttoso"), mi sono dedicata alla sperimentazione con le torte, per provare qualcosa di più sfizioso con lo yogurt autoprodotto.
E stamattina, dietro il suggerimento della cugina Diana (grazie!) per variare anche la tipologia di farina, ho infornato la Ciambella di yogurt di capra con farina di farro (si è capito che mi piace lo stampo a ciambella?! :).
Ecco la ricetta.

venerdì 3 febbraio 2012

Mi piace pensarla così

Iniziare a lavorare in una nuova azienda è un po' come iniziare una nuova storia d'amore.
Mi piace pensarla così.

All'inizio della carriera lavorativa tasti timorosamente il terreno ed è come dare il primo bacio.
Può piacerti e ne serberai sempre il ricordo: il primo stipendio, la libertà conquistata come la dolcezza delle labbra tanto anelate.

Poi l'equilibrio si incrina, l'infatuazione passa, l'esperienza e la sicurezza in te stesso ti fanno capire che in quel rapporto c'è qualcosa che non ti rispecchia.
E con la leggerezza, l'incoscenza e l'audacia della gioventù magari lasci senza rimpianti.

Oppure può succedere che capiti proprio a te, innamorato fino al collo, di essere piantato. [Solitamente si tratta di contratti a progetto.] Pieni di speranze, pieni di illusioni, si rimane lì.
Allora o lo affronti con flessibilità (la parola più amata degli ultimi anni) o piangi calde lacrime di disperazione.

Passa il tempo e la maturità avanza.
La vita un po' colpisce e un po' scolpisce, modellando le volontà e guidando i compromessi.
Crescono in compenso le certezze di cosa può veramente realizzarti.
Esattamente come accade quando incroci uno sguardo e senti un brividino.
Quel brividino scatenato da quello sguardo.
E hai un presentimento. Che sia la volta buona.

Il primo presentimento lo ebbi quasi sei anni fa.
E oggi sono felicemente sposata.

In questi giorni mi sta capitando di nuovo.
Quella leggerezza d'animo dell'essere innamorata. Ma professionalmente.
Quella fuligginosa consapevolezza, che vuole rimanere tale per non tradire aspettative altrimenti dolorose, ma che dona carica, energia, emozione.

Mi sento proprio così: felicemente innamorata.
Di mio marito, of course.
E del mio - nuovo - lavoro.

Lasciamo al tempo l'arduo compito di decidere se sarà.
E alla fine dell'anno vedremo se questo sentimento, così inaspettato, sarà corrisposto...

mercoledì 1 febbraio 2012

Aspiranti scrittori e poeti: un concorso per voi!

Il mese scorso abbiamo partecipato ad un interessante incontro artistico in quel di Marostica, deliziosa cittadina del Vicentino, famosa per la piazza degli scacchi viventi e per le ciliegie.
In quell'occasione, mentre rincorrevo quel nanetto bricconcello di mio figlio in giro in giro per la chiesetta sconsacrata di San Marco, sono stata avvicinata da una signora che garbatamente mi ha chiesto: "Scrive?".
Ora: immaginatevi la scena.